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Ultime notizie
di Cosetta Zanotti

racc_1801ue pastori conducevano il loro gregge nei pressi del paese di Greccio.
Era un gelido giorno di dicembre. Le pecore infreddolite procedevano a piccoli gruppi. Lupo, affamato, le osservava da lontano tra gli alberi e attendeva il momento giusto per attaccare.
«Che stanno dicendo i due pastori?»
chiese una pecora alla sua compagna.
«Che oggi dobbiamo andare tutti al paese»
rispose l’altra.
«Fa così freddo che me ne sarei rimasta volentieri nell’ovile. Che ci sarà di così importante da farci uscire con questo gelo?».
«Bee - belò la terza pecora -. Francesco ci aspetta tutti a Greccio, bestie e uomini. Sembra che oggi debba succedere qualcosa d’importante».
Poco dopo, in una fattoria vicina, il tacchino udì il contadino parlare con i propri figli:
«Andate in paese e dite che sto arrivando col bue!».
L’uomo entrò nella stalla, armeggiò con gli attrezzi e infine, con un’insolita calma, legò il bue e lo condusse fuori nel cortile dicendogli:
«Francesco ci aspetta!».
L’animale mugghiò come se avesse capito e sprigionò dalle narici una nuvola densa e calda.
«Strana, veramente strana la partenza del bue»
gloglottò il tacchino, rivolgendosi al maiale beatamente steso tra la paglia.
«Strana davvero - grugnì il maiale - il bue non ci ha avvisato del suo viaggio.
Speriamo che non vada dal macellaio!».
Lupo, intanto, mimetizzato tra gli alberi, si avvicinava piano piano al sentiero mentre il vento, affilato come una lama, sferzava il suo muso ormai coperto da un fine strato di gelo. In quello stesso momento, in un’altra stalla, conigli e galline chiusi nei loro ricoveri osservavano curiosi il contadino che legava l’asino e lo conduceva fuori. Giovanni, così si chiamava il contadino, stava raccontando alla moglie di Francesco, figlio di un ricco mercante di Assisi, che aveva scelto di vivere con i più poveri.
Quel giorno gli aveva chiesto di portare l’asino a Greccio, perché la bestia serviva per fare una cosa molto importante. Lupo li vide prendere il sentiero.
Li seguì con lo sguardo, finché non scomparvero dietro gli alberi.
Tutto intorno era silenzio.
L’odore dei polli e dei conigli rimasti incustoditi incendiò i suoi occhi. Un lupo è sempre un lupo, si sa! E quando la fame ti mangia lo stomaco, niente ti ferma, così Lupo, adocchiate le prede, fece un balzo subito interrotto da una voce: «Lupo! Che fai, non vieni a Greccio?».
Il fuoco negli occhi si spense e Lupo sgattaiolò di nuovo tra gli alberi, impaurito. Si fece coraggio e anche lui imboccò il sentiero verso il paese.
Un grande senso di pace contornava il piccolo spazio dove uomini e bestie si erano riuniti. 
Francesco era tra loro. Parlava a tutti chiamandoli fratelli, mentre lacrime di gioia e commozione scendevano fitte dalle sue guance. «Anch’io vorrei... Ma questo non è posto per me» sospirò tristemente Lupo. E si riavviò mestamente verso il bosco. «Lupo, perché non resti?» chiese di nuovo la voce. Lupo si fermò di nuovo, impaurito. Udì dei passi. La voce di Francesco, calda come una carezza di sole che spezza il gelo, disse: «Fratello Lupo, eccoti finalmente! Non avere paura, vieni, il bambino Gesù ci sta aspettando». •

Questo ed altri articoli sul numero di Dicembre 2018 (presente in archivio)
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