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Non sottovalutate mai il potere delle vostre azioni.

Un giorno, quando andavo alle superiori, vidi un ragazzo della mia classe che stava rientrando a casa dopo la scuola. Il suo nome era Alberto e sembrava stesse portando tutti i suoi libri a casa. Pensai: «Perché mai uno dovrebbe portarsi a casa tutti i libri di Venerdì? Deve essere un ragazzo strano». Durante il tragitto vidi un gruppo di ragazzini che correndo lo spinsero facendolo cadere nel fango. I suoi occhiali volarono via, li vidi cadere nell’erba un paio di metri più in là. Lui guardò in su e vidi una terribile tristezza nei suoi occhi. Mi commosse. Così mi incamminai verso di lui mentre stava cercando i suoi occhiali. Raccolsi gli occhiali e glieli diedi. Alberto mi guardò e disse: «Grazie!»
racconto2102C’era un grosso sorriso sul suo viso, era uno di quei sorrisi che mostrano vera gratitudine. Lo aiutai a raccogliere i libri e gli chiesi dove abitava. Scoprii che viveva vicino a me. Parlammo per tutta la strada e lo aiutai a portare alcuni libri. Restammo in giro tutto il week end e più lo conoscevo più Alberto mi piaceva, così come piaceva ai miei amici. Nei successivi quattro anni, io e Alberto diventammo amici per la pelle. Una volta adolescenti cominciammo a pensare all’Università. Alberto sarebbe diventato medico mentre io mi sarei occupato di scuole di atletica. Alberto era il primo della nostra classe e io l’ho sempre preso in giro per essere un secchione. Devo ammetterlo. Qualche volta ero un po’ geloso!
Alberto doveva preparare un discorso per il diploma.
Io fui molto felice di non essere al suo posto sul podio a parlare. Leggevo nei suoi occhi un po’ di tensione per via del discorso che doveva fare. Così gli diedi una pacca sulla spalla e gli dissi: «Forza, ragazzo te la caverai alla grande!» Mi guardò con uno di quegli sguardi pieni di gratitudine e sorrise mentre mi disse: «Grazie».
Iniziò il suo discorso schiarendosi la voce: «Nel giorno del diploma si usa ringraziare coloro che ci hanno aiutato a farcela in questi anni duri. I genitori, gli insegnanti, gli allenatori ma più di tutti gli amici. Sono qui per dire a tutti voi che essere amico di qualcuno è il più bel regalo che voi potete fare». Guardai il mio amico Alberto incredulo non appena cominciò a raccontare il giorno del nostro incontro. Lui aveva pianificato di suicidarsi durante il weekend. Raccontò di come aveva pulito il suo armadietto a scuola, in modo che la madre non dovesse farlo in seguito. Ecco perché quel giorno rientrava a casa con tutti quei libri. Alberto mi guardò intensamente e fece un piccolo sorriso. «Fui salvato da un amico, che mi sorrise». Udii un brusio tra la gente a queste rivelazioni. Il ragazzo più popolare ci aveva appena raccontato il suo momento più debole. Vidi sua madre e suo padre che mi guardavano con gli occhi pieni di lacrime e mi sorrisero, lo stesso sorriso di Alberto. Non avevo mai compreso la profondità di quel sorriso. Fino a quel momento. •


Questo ed altri articoli sul numero di Gennaio 2019 (presente in archivio)
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