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La Gioia di Sentirsi Famiglia
di Vito Cutro
fami1Nell’ambito della formazione dedicata ai Tranoisti per l’anno 2018, particolare rilievo va dato al convegno famiglie, organizzato nei giorni 30 novembre - 2 dicembre scorsi nell’ambito del quale è stato vissuto un momento del tutto particolare nella giornata di sabato 1 dicembre, con la relazione tenuta dalla Prof.ssa Emilia Palladino, docente di “Etica della condizione femminile e della famiglia” e di “Pastorale alla luce del metodo della Dottrina sociale” nella Facoltà di Scienze Sociali, presso la Pontificia Università Gregoriana, ove, peraltro, ha conseguito il dottorato in Dottrina sociale della Chiesa nel 2012, con una tesi sul contributo dei fedeli laici al discernimento sulla realtà contemporanea.
Se qualcuno dei molti presenti si attendeva una semplice conferenza ‘cattedratica’ sul senso della famiglia e di come il lievito della gioia, che dovrebbe essere caratteristica peculiare del cristiano e, quindi, anche nella coppia che si unisce attraverso il sacramento del Matrimonio, debba essere il necessario supporto al suo sviluppo armonico, si è certamente ricreduto.
In circa due ore l’oratrice, sposa, madre e – nota di colore – laureata anche in Fisica con indirizzo in Cosmologia, non ha tenuto una conferenza, bensì, con la sua arte oratoria, scorrevole ed avvincente, ha illustrato la tipologia di famiglia nella quale ella crede con semplicità, chiarezza ed una suadente vocalità che ha saputo coinvolgere chi la ascoltava.
Ma sarà bene procedere con ordine e tentare di riassumere, brevemente, i tanti concetti proposti dalla sig.ra Emilia che hanno stuzzicato l’appassionato – ed in alcuni casi anche meravigliato - interesse degli ascoltatori.
Normalmente il cristiano relega la ‘gioia di essere’ in una dimensione spirituale, quasi sganciata dalla realtà. Ne consegue quello stato di irrequietezza che caratterizza anche la vita dei credenti.
Per l’oratrice, come prima cosa, è importante raggiungere, in particolare da parte di chi crede in un Creatore che continua ad incarnarsi anche nella propria vita, uno “stato costante di serenità”.
Tale stato di serenità dovrebbe venire automaticamente riversato, reciprocamente, tra l’uomo e la donna che, consapevoli di essere immagini di Dio, decidono di congiungere oltre che i loro corpi anche i loro cammini individuali. Sta proprio in questo la sperimentazione della gioia: la gioia di essere, la gioia del credere in un progetto comune, la gioia della coppia, la gioia di sentirsi ed essere famiglia, la gioia di donare la vita.
fami2Alla base di un rapporto di famiglia e affinchè si possa parlare di gioia di sentirsi e di essere tale, deve essere chiaro e consapevole in che cosa consista il rapporto del dare/avere reciproco, nella piena consapevolezza di voler rinnovare costantemente, in se stessi, l’ “attività” del Sacramento del matrimonio.
Nel rapporto lei-lui non si dovrebbe mai parlare di dare all’altro qualcosa di proprio, ma di consentire all’altro di avere la sua gioia, di volere la sua felicità, il suo appagamento: da questa reciprocità di atteggiamento, amorevole e di concreta disponibilità, non può non scaturire che un innamoramento gioiosamente crescente e quotidiano.
Un riferimento costante è stato a quelle tre ‘parole’, che poi sono atteggiamenti della persona e del suo cuore, che papa Francesco ha spesso indicato come linea guida per una vita in comune: grazie, scusa, permesso. Si tratta, appunto, di tre atteggiamenti che, incarnati in ogni tipo di rapporto, ma soprattutto in quello della famiglia cristiana, consentono un ridimensionamento delle situazioni di difficoltà, un rasserenamento dalle nubi che inevitabilmente possono originarsi nella vita quotidiana, nel mitigare gli effetti di qualche malinteso o di qualche momento di tensione.
Nelle sue considerazioni l’oratrice ha fatto notevoli agganci all’Esortazione apostolica postsinodale “Amoris Laetitia”, data da papa Francesco nel 2016, in particolare a quei punti, contenuti nel Capitolo IV, là dove vengono evidenziati alcuni aspetti cardine della vita di coppia: l’amabilità (99-100), il dialogo (136-141), l’amore appassionato (142-164) e la dimensione erotica dell’amore (150-152).
Soffermarsi sulla considerazione di questi quattro particolari aspetti trattati dalla relatrice potrebbe esulare dallo scopo di questo articolo.
Ci basta invitare i lettori, oltre che ad andare a leggere i vari punti suindicati dell’Esortazione – e perché no? dell’intero testo -, a farne meditazione per le proprie esigenze.
Per quello che è il nostro intento basti dire che sono stati sviscerati ampiamente e trattati, alla stregua di tutte le altre considerazioni, con competenza, cultura e chiarezza, con ampi riferimenti anche al Magistero della Chiesa.
Una riflessione a tutto tondo che ha portato l’uditorio a scorgere nella relatrice una particolare enfasi mentre esponeva le varie argomentazioni, enfasi che ha confermato l’impressione di essere di fronte, come già accennato, non tanto ad una sterile oratrice, quanto ad una donna che, figlia, moglie e madre lavoratrice, ha raggiunto quello stato di “costante serenità”, di cui ella ha parlato, nella sua vita quotidiana e che desidera proporlo anche ad altri, dimostrando, Vangelo e documenti del Magistero alla mano, la giustezza delle sue argomentazioni.
fami3Un richiamo particolare è stato rivolto alla necessità che si impari a distinguere l’amore “tra i due” e l’amore “in famiglia”: trovare momenti di vita e di vitalità nella coppia, senza per questo trascurare il resto. “Ricavatevi, in presenza di figlio/i, qualche vostro momento di serenità, di svago, di rilassamento: contribuirete a dare acqua ad una pianta che altrimenti può venir soffocata dalla costante routine quotidiana”.
Il rischio è quello di cadere nella ripetitività, nella monotonia, nell’essere vittime degli eventi, nel disinteresse: aspetti questi che, piuttosto che rafforzare il legame di coppia, corrono il rischio di logorarlo al punto di condurlo verso la rottura mentale prima e fisica poi. L’esistenza diviene, quindi, un succedersi di formalismi e di consuetudini che portano a quella scarsa vitalità individuale e di coppia necessaria per dare anche una testimonianza della gioia e dell’amore condiviso.
Ovviamente gli effetti positivi di queste brevi, ma intense, ‘oasi di serenità’ non potranno far altro che rafforzare il legame di coppia e, soprattutto, contribuire all’unità e alla gioia della famiglia.
D’altro canto, una delle fondamentali cause per cui molti giovani non si sposano, è da ricercarsi nella scarsa credibilità data dai propri genitori e da tante coppie che si dicono cristiane, ma che tralasciano di considerare alla base della loro unione e, quindi, del loro essere famiglia, la sacralità del sacramento del Matrimonio.
Non tutto ciò che è ideale di vita deve essere relegato nel mondo dell’ideale, in particolare nei rapporti di coppia.
E se si vuol fare un dono a se stessi, dobbiamo “salire di tono” giorno dopo giorno concedendoci, con senso di responsabilità, un innalzamento del livello della nostra esistenza verso quegli ideali di vita che noi stessi reputiamo importanti realizzare affinchè la nostra vita sia vissuta degnamente e pregna di quella gioia di essere e sentirsi famiglia. E ci vuole poco a salire di tono: basta porsi degli ideali che non siano soltanto fantastici, ma che possano essere tradotti in realtà viva ed operante nel proprio contingente.
A conclusione del suo intervento la professoressa Paladino ha lanciato una sfida ai presenti con la seguente affermazione: “Ogni Matrimonio è una storia di Salvezza, che lascia spazio ad una realtà più forte, rendendosi a vicenda più uomo e più donna… con la vocazione a far crescere l’altro!”

* * * *

fami4Nel pomeriggio, a compendio della mattinata, pregna di significati e di entusiasmo, con animo grato alla signora Emilia, sono state riportate alcune testimonianze di coppie tranoiste, provenienti da varie località, con una tavola rotonda coordinata da don Fernando Fornerod, Consigliere Generale della Piccola opera della Divina Provvidenza – Opera Don Orione.
Un breve inciso per notare che la figura di san Luigi Orione è stata costantemente presente in questa giornata, sia perché figura di riferimento per lo stesso Movimento Tra Noi, sia perché buona parte dei partecipanti è legato, in modo più o meno prossimo, alle opere che vengono curate dai religiosi dell’Opera Don Orione, tra le quali può essere certamente annoverato anche il Tra Noi, fondato, come certamente i lettori sapranno, da don Sebastiano Plutino, che a pieno titolo ha fatto parte della stessa Opera.
Dalle risonanze pomeridiane sono emersi alcuni aspetti peculiari della concretezza e della durezza della vita quotidiana che, però, se affrontate come momenti significativi del nostro cammino verso la santità, che il buon Dio riserva a tutti noi, e con un sano discernimento, non diventano momenti di scoraggiamento e tristezza, ma momenti di edificazione spirituale e di testimonianza di fede e di credibilità.
Il pomeriggio della domenica successiva si è svolto, nella cappella Borghesiana di Santa Maria Maggiore, dopo una molto partecipata santa Messa, presieduta dal Vescovo Giovanni D’Ercole, il consueto atto di affidamento del cuore a Maria. Al di là e, se mi è consentito, al di sopra anche di altri momenti significativi del Convegno famiglie 2018, l’atto di affidamento è stato quest’anno particolarmente significativo per tutte le famiglie presenti stante e grazie anche ai suggerimenti proposti dalla professoressa Emilia che, ce lo vogliamo augurare, non vorrà mancare a futuri coinvolgimenti che dal Tra noi le saranno certamente rivolti. •

Questo ed altri articoli sul numero di Gennaio 2019 (presente in archivio)
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