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Ultime notizie

In un periodo in cui tutto è pervaso da un forte materialismo, eleviamo il nostro 
sguardo verso le realtà spirituali e riscopriamo l’importanza degli angeli, che vedono 
sempre la faccia di Dio (Mt 18,10): “Potenti esecutori dei suoi comandi” (Salmo 103,20).
a cura di Giulia Romano Putortì

Dal mondo biblico si apprende la totale irrapresentabilità del Divino.
Tuttavia “Ciò che è impossibile all’uomo è possibile a Dio“ (Lc 18, 27), quindi le creature angeliche sono rese visibili e, la loro abituale rappresentazione, deriva proprio dalla loro eccezionale visibilità.
Gli angeli, allora, diventano le ipostasi di tali visioni, per cui, se il Divino rimane aniconico, gli effetti sono iconici: immagine della divina trascendenza presagio del provvidenziale patrocinio.
Dal 2 ottobre del 1670 (per decisione di Papa Clemente X) si celebra la memoria dei Santi Angeli, quali angeli custodi. La loro esistenza è Dogma di Fede. 
San Tommaso D’ Aquino (dottore della chiesa del 13° sec.), nella sua opera più famosa “Summa Theologicae”, sintetizza mirabilmente la gerarchia angelica.
Nove sono i cori degli spiriti celesti, divisi in tre ordini
- Serafini, Cherubini, Troni; 
- Dominazioni, Virtù, Potestà; 
- Principati, Arcangeli, Angeli. 
Il santo filosofo ne fa un’ampia e analitica illustrazione.
I mosaici della volta del Battistero di S. Giovanni Battista a Firenze (“il bel San Giovanni” citato da Dante nella Divina Commedia - Inferno XIX, 16- 18) sono un fulgido esempio di raffigurazione gerarchizzata di tutti e nove i cori angelici.

angeli_1Ma gli Angeli hanno le ali?
Vi è un fondamento biblico espresso per i Serafini (cap. 6° vers. 2° Isaia) e per i Cherubini (cap. 1° vers. 6° visione di Ezechiele).
Nell’ Apocalisse i quattro “Esseri Viventi“ presso il trono di Dio hanno sei ali.
Comunque non sempre, nella tradizione iconografica angeli e arcangeli hanno avuto le ali.
Ma già Q. S. F. Tertulliano (scrittore romano e apologeta cristiano nato a Cartagine 3° sec. D.C.), nel suo trattato “Apologeticum” considera le ali attibuite agli angeli come requisito per distinguerli da Cristo.
In ogni caso fondamenti biblici e modelli espressivi ellenistici (messaggeri alati degli dèi, vittorie alate ecc.) si sono fusi nella tarda antichità, dando luogo all’Arte Paleocristiana e, dal 4° secolo in poi, l’iconografia attribuisce alle figure angeliche le ali.
angeli_2Non si può non ricordare l’apparizione a San Francesco D’ Assisi del Serafino in forma di Cristo Crocifisso in volo, che gli dona le stimmate sul monte Alverno mentre era in preghiera: scena tante volte ripresa dagli artisti di tutti i tempi. Portiamo l’esempio di un capolavoro assoluto: “Le Stigmate di San Francesco” di Giotto (1267-1337) 3x163 cm.), datato fine 13° sec., eseguito per la chiesa del convento di San Francesco a Pisa. È conservato al Louvre di Parigi, dove fu portato durante l’occupazione napoleonica.
La tavola cuspidata mostra, nella scena principale, il santo che riceve le stimmate da un Cristo sotto forma di un serafino alato e volante con le ferite che emettono raggi di luce e che vanno a colpire le rispettive zone del corpo di Francesco. Il color oro domina la composizione, spicca la monumentalità del Santo vistosamente più grande rispetto a tutto l’ambiente circostante: da notare l’intensità espressiva del volto modellato dalla luce in modo estremamente realistico, una novità rispetto alla tradizione di derivazione bizantina che voleva le figure ieratiche e frontali al centro dei dipinti.

Gli Angeli e gli Arcangeli, messaggeri di Dio, punto di incontro di tre culture
Si parla degli angeli in varie forme in molte religioni, ma in maniera particolare nelle religioni che hanno tradizioni scritte come l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo.
È interessante notare in tutte e tre le culture un punto di sostanziale identità riguardo agli angeli. Nella loro fedeltà al Signore, essi hanno meritato di essere assegnati alla custodia del Paradiso e alle porte che ne danno l’accesso. Tale compito è già espresso nella Genesi; è il concetto della Terra Promessa riservata esclusivamente al popolo eletto ebraico; Gesù Cristo è Colui che parla di un regno preparato per i figli della luce, luogo degli angeli e aperto a tutti gli uomini. La tradizione coranica ha poi soffuso il concetto di Paradiso in una realtà sacrale riservata solo ai martiri e ai testimoni del credo mussulmano facendone un’esclusiva dimora per essi.
I più importanti nel coro angelico sono i tre Arcangeli: Michele, Gabriele, Raffaele. L’etimo deriva dal greco: àrchein= comandare e ànghelos = angelo, quindi sono a capo dei messaggeri divini che hanno una missione speciale a favore degli uomini.
angeli_3Michele significa “chi è come Dio“. La chiesa lo riconosce “principe delle milizie celesti“, vigila sui figli del popolo e difensore degli amici di Dio; gli sono affidati i moribondi, affinché vengano da Lui difesi presso il tribunale divino e presentati in Paradiso.
Diffusissima è la devozione all’arcangelo Michele : la via Micaelica è l’antico e frequentatissimo itinerario di pellegrinaggio collegante Mont-saint- Michel, in Normandia, con S. Michele nel Gargano. In Italia e nel Lazio la devozione è molto viva, come testimoniano i molti luoghi di culto ed opere d’arte a lui dedicati: è, tra l’altro , patrono della polizia di stato e della brigata paracadutisti “Folgore“. A Roma, nella chiesa di S. Maria Immacolata Concezione dei cappuccini in via Veneto, vi è l’opera in assoluto più riprodotta, capolavoro del Barocco, emblema della Controriforma:
il “San Michele Arcangelo” di Guido Reni (1575-1642), olio su tela di seta (295x 202 cm.) datato 1635, commissionato all’artista dal cardinale Antonio Barberini (poi Papa Innocenzo X). Il dipinto raffigura l’angelo nell’atto di schiacciare col piede la testa di Satana. L’iconografia dell’opera è basata sulla visione di San Giovanni Evangelista descritta nell’Apocalisse. Una pittura argentea che raggiunge livelli di straordinaria delicatezza e mostra un sottile equilibrio nel mediare la purezza del divino con l’oscurità del vero. Morbidi panneggi colorati avvolgono il corpo sinuoso dell’angelo, il braccio destro è muscoloso e possente nell’impugnare la spada sottile e affilata. Appare la bellezza ideale del Santo, contrapposta alla scura brutalità del demonio, dallo sguardo così fortemente espressivo, testimone della sconfitta. 
angeli_4Gabriele: è “fortezza di Dio“ l’ambasciatore per eccellenza. Colui che apre all’Intellectus Fidei, arcangelo della comunicazione interiore, mostra agli uomini ciò che i loro cuori nascondono.
Nel Chiostro Maiolicato di Santa Chiara (detto anche delle clarisse, realizzato dal grande architetto Domenico Vaccaro nel 1739) a Napoli, in uno degli affreschi (di autore ignoto), l’arcangelo Gabriele è dipinto con uno specchio e una lanterna accesa a rappresentare proprio la luce spirituale. 
angeli_5Raffaele: è “Medicina di Dio“ che accompagnò e aiutò Tobia (Tobia 12, e San Giovanni 5,14). Sotto la sua protezione sono farmacisti, medici, ammalati, marinai e sposi novelli perchè è anche l’arcangelo dell’amore sponsale. Ne “L’Arcangelo Raffaele e Tobiolo” di Piero del Pollaiolo (1442- 1496), olio su tela (188x 119cm.) datato alla 2° metà del 15° sec. e conservato nella Galleria Sabauda di Torino, Raffaele è raffigurato mentre conduce a braccetto Tobia. Le sue ali sono rappresentate con estremo realismo e con un tratto che ne esalta il morbido piumaggio. Tobia è abbigliato in maniera elegante e reca in mano il pesce pescato nel Tigri.
L’angelo ha veste rosa e mantello bruno, la pittura mostra un tratto nervoso, incisivo, increspato e reso tumultuoso dal chiaro scuro.
Davanti a Raffaele il cagnolino citato nel passo biblico. L’arcangelo ha in mano una scatoletta contenente il fiele. Scatoletta che sarà poi sempre utilizzata come contenitore di medicinali e che è uno degli attributi di Raffaele.
Per concludere: gli arcangeli sono presenze distinte da Dio e dagli uomini. Gabriele si fa demiurgo spirituale; Raffaele si fa presenza medicinale nelle temperie della vita; Michele si fa difensore della fede contro il demonio. Sotto l’ala degli arcangeli si può, allora, disegnare un universo solcato dall’arcobaleno di Pace che coniuga la Terra al Cielo, così che l’umanità può elevarsi verso il Signore con “Ali di Aquila“. •

Questo ed altri articoli sul numero di Gennaio 2019 (presente in archivio)
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