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Un Rinoceronte nel cuore di Roma


a cura di Giulia Romano

arterino2Un palazzo barocco seicentesco ai confini dei Fori Imperiali, un tempo fatiscente, bizzarramente destinato ad ospitare case popolari. Acquistato dal Comune di Roma dalla Fondazione Alda Fendi Esperimenti dopo aver offerto, per liberarlo, ad ogni famiglia che vi era residente per usucapione, un appartamento in altra zona della città, in quattro anni è stato ristrutturato.
L’architetto francese Jean Nouvel, grande firma (ultimo suo progetto il Louvre di Abu Dhabi), se n’è occupato, realizzando, insieme al direttore artistico di tutto l’edificio Raffaele Curi e con il beneplacito della sovraintendenza ai Beni Culturali, un vero miracolo architettonico, artistico, urbanistico, in equilibrio tra conservazione e innovazione, a partire dalle logiche distributive interne, dagli arredi fino agli scuri delle finestre che, quando chiusi, mostrano dall’esterno l’immagine degli appartamenti esistenti prima dell’intervento di restauro.
arterino1Con 3500 metri quadrati, che si sviluppano su sei piani, il Palazzo è un vero Hub culturale nel cuore di Roma.
Al suo interno accoglie mostre, creazioni multimediali, performance, spettacoli teatrali, shops di vario genere e al sesto piano un bar, un ristorante e una terrazza con una vista incredibile del panorama di Roma. Una vera città d’arte nel centro storico e archeologico più affascinante del mondo. Ci si trova nel Foro Boario, dove si svolgeva il mercato del bestiame.
Si trattava dell’area di mercato (Emporio) della città arcaica , collocata vicino alle rive del Tevere, e frequentata dai mercanti greci già all’epoca della fondazione della città, alla metà dell’VIII° Sec. A. C.
Questo spazio è stato aperto al pubblico il 13 ottobre 2018 e vi si accede da piazza Bocca della Verità a fianco dell’Arco di Giano che è illuminato permanentemente da un meraviglioso intreccio di luce gialla e rossa, opera di Vittorio e Francesco Storaro (due volte premio oscar).
L’Arco di Giano, accanto alla chiesa di San Giorgio al Velabro, è un manufatto del IV Sec. d.C. ed è una delle tante meraviglie per anni trascurate e dimenticate della nostra città. Per fortuna adesso è stato restaurato e l’area intorno bonificata: anche se non in tanti sanno che a pochi metri, nel Foro Boario, si compivano riti e sacrifici antichissimi e si muovevano i primi passi della Roma Antica.
Dal 18 dicembre scorso, l’area espositiva del palazzo ospita per tre mesi un’opera eccezionale: ”L’Adolescente” di Michelangelo Buonarroti.
La scultura non è mai stata prestata per un periodo così lungo a un privato e questo riveste un grande significato per la Città di Roma.
arterino3Parlare dell’opera del sommo artista del Rinascimento italiano (1475-1564 ) sarebbe impresa sconfinata: qui ci limiteremo a trattare della sua attivitàdi scultore di cui questa opera ci regala l’opportunità. Sono davvero pochi al mondo i musei che possono compiacersi di annoverare nelle loro collezioni sculture originali di Michelangelo: motivo in più per ammirarla qui a Roma! L’opera, di marmo, di dimensione contenuta (h. 54 cm.) è oggi nelle collezioni del Museo Statale dell’Ermitage di San Pietroburgo. In origine, presumibilmente, era destinata alla Cappella dei Medici nella Chiesa di San Lorenzo a Firenze. La statua, più che un adolescente, raffigura un giovane uomo dalla corporatura atletica.
È accovacciato, come se fosse stato compresso a formare una massa sferica. Ha il capo inclinato verso il basso, le spalle sono abbandonate, con le mani si afferra il piede destro.
Per guardarlo in viso occorre abbassarsi e posizionarsi frontalmente, altrimenti sarebbe visibile solo la sua ricca capigliatura.
Come altre sculture di Michelangelo, anche questa rientra nel novero delle opere della sua maturità volutamente non finite (è stata scolpita intorno al 1534 ). È del tutto assente la levigatura. Il dorso, il bacino, le gambe (eslusi i piedi ) sono modellati in maniera più leggibile, anche se manca ogni cura del dettaglio.
I muscoli, benché appena accennati,sembrano vivi e pronti a contrarsi, a irrigidirsi o a rilassarsi.
Anche i tratti del volto sono appena accennati; l’adolescente è privo di ogni sorta di attributi per cui provoca discussioni per l’interpretazione del soggetto. Tuttavia da questa incompiutezza, la figura ricava una perfezione particolare: ciò che importa è stato espresso!
Ad essere sconfitta non è stata la forza fisica ma quella spirituale. Lo stato d’animo oppresso si impone se si osserva l’opera da entrambi i lati: le spalle abbassate, il volto quasi affossato tra le ginocchia, generano un’impressione tragica.
arterino4È stupefacente come Michelangelo sia riuscito a “vedere” tutta la figura di questo giovane in un blocco di marmo di dimensioni così contenute, dalla forma quadrangolare e l’abbia poi “estratta” da lì, eliminando via via il superfluo. L’artista chiarisce in maniera esemplare la sua poetica: “ la forma , preesistente nel blocco di marmo, attende solo di essere scarcerata dall’attività dell’ottimo artista che toglie il soverchio “ Michelangelo, specialmente negli anni della vecchiaia, riteneva essenziale interrompere l’opera per aumentare il contrasto spirito-corpo, forma-materia, vitamorte: nuovo ed efficace strata-gemma attraverso cui l’artista dà voce alla sua interiorità. A dimostrazione di una visione dell’arte molto più avanzata rispetto ai suoi tempi. Così come è ben esplicitato il suo principio tecnico /stilistico sostenuto da specifiche concezioni religiose e filosofiche: per lo scultore l’opera artistica è un doloroso processo di catarsi (purificazione da angosce e passioni) durante il quale le forme cercano di liberarsi dalla materia, così come l’idea, eterna e irragiungibile, tenta di affrancarsi dalla schiavitù del mondo.
arterino5Allo stesso modo anche l’anima umana, imprigionata dentro il carcere terreno del corpo, compie Urs Fischer: “Metafora dell’accumulo” New York, Galleria d’Arte Gagosian quotidianamente la sua titanica lotta nel tentativo di realizzare la propria liberazione.
Per capire la staordinaria qualità di quest’opera giriamole intorno.
Si potrà così percepire l’eccezionale padronanza del volume, grande caratteristica di questo incredibile artista: il marmo inanimato affrontato dal suo scalpello si trasforma nella carne viva di un corpo umano.
Nella statua risalta l’ineguagliabile maestria di Michelancgelo e la sua accesa passione per l’uomo, per la sua forza, per la sua bellezza. Non stupiamoci se i suoi contemporanei lo definirono “Divino “ , portatore cioè di quella straordinaria potenza che, ancora oggi, a distanza di cinque secoli, ci si offre inalterata.
Il nome dato a questo spazio multiculturale e multimediale dalla fondazione Alda Fendi Esperimenti è Rhinoceros cioè rinoceronte.
Tanti sono i riferimenti che hanno condotto a questa scelta: un animale evocativo dell’antichità (al tempo di Augusto il rinoceronte era visto come simbolo della forza e della potenza di Roma; il ricordo del rinoceronte di Dante Ferretti per “E la nave va“ di F. Fellini, del rinoceronte di Ionesco e di quello di Urs Fischer “Metafora dell’accumulo” - enorme rinoceronte in alluminio esposto alla Galleria d’Arte Gagosian di New York.
L’idea è, allora, di “stare intorno al rinoceronte”. Accanto all’Arco di Giano è stato posto un rinoceronte in resina a grandezza naturale - realizzato negli studi di Cinecittà - simbolo della Fondazione.
Il Rinoceronte, come ha dichiarato la presidente Alda Fendi, è una specie minacciata di estinzione e, quindi, il simbolo stesso di un’idea di pianeta più giusto, che rispetta il lato ancestrale della natura. Il messaggio forte che ne scaturisce: “bisogna svegliarsi da questo torpore, siamo così tanto circondati dall’Arte e dalla Storia che diamo per scontato tutto quello che abbiamo!“ •
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Info:
Palazzo Rhinoceros Fondazione Alda Fendi Esperimenti
Via del Velabro, 9
visite su prenotazione

Questo ed altri articoli sul numero di Febbraio 2019 (presente in archivio)
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