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vocepadre1L’uomo non è un essere isolato; tutti siamo in comunione gli uni con gli altri e sentiamo il bisogno di incontri, di camminare insieme, di essere solidali perché abbiamo in comune la natura umana. Questo nostro camminare insieme ci aiuta ad usare meglio del progresso e del benessere e ad utilizzare in modo più appropriato le tantissime risorse che sono insite nella nostra natura umana.
Non vi sono età: il bambino e l’adulto, il sano e l’ammalato, il vecchio e il giovane hanno delle risorse umane tanto e tanto superiori a quelle che comunemente si utilizzano o coltivano.
Ognuno deve sentirsi un costruttore del suo presente e dell’avvenire utilizzando le proprie risorse in comunione con gli altri per arrivare alla sorgente della vita che non è solo umana.
L’uomo non è solo materia, non è solo un essere animale, ma è dotato di facoltà spirituali che lo rendono trascendente e quindi capace di operare e agire in situazioni dove gli altri esseri naturali non possono agire.
Perciò l’uomo non può essere un solitario ma sociale in quanto l’origine è comune ad ogni uomo anche se le lingue e le razze ci vengono presentate dalla storia in un modo diverso.
Tutti siamo persone con la nostra dignità umana e, se battezzati, cristiana. Quindi il rispetto per la persona chiunque essa sia e la solidarietà gli uni verso gli altri non solo entrano nella cultura e nelle tradizioni ma è connaturale alla nostra esistenza.
Credenti e non credenti sono spesso concordi nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e suo vertice.
vocepadre2Ma che cos’è l’uomo? Molte opinioni egli ha espresso ed esprime sul suo conto, opinioni varie ed anche contrarie, perché spesso o si esalta così da fare di sé una regola assoluta, o si abbassa fino alla depressione, finendo in tal modo nel buio e nell’angoscia. Queste difficoltà la Chiesa le sente profondamente e ad esse può dare una risposta che le viene dall’insegnamento della Rivelazione, risposta che descrive la vera condizione dell’uomo, dà una ragione alle sue miserie ed insieme aiuta a riconoscere giustamente la sua dignità e vocazione.
La Sacra Scrittura infatti, insegna che l’uomo è stato creato “ad immagine di Dio”, capace di conoscere e di amare il proprio Creatore, e che fu costituito da Lui sopra tutte le creature terrene quale Signore di esse per governarle e servirsene a gloria di Dio. “Che cosa è l’uomo, che tu ti ricordi di lui? 0 il figlio dell’uomo che tu ti prenda cura di lui?, l’hai fatto di poco inferiore agli angeli, l’hai coronato di gloria e di onore, e l’hai costituito sopra le opere delle tue mani. Tutto hai posto sotto i suoi piedi” (Ps 8).
L’uomo sintetizza in sé, per la sua condizione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi attraverso di lui toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore: allora, non è lecito all’uomo disprezzare la vita corporale; egli anzi è tenuto a considerare buono e degno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell’ultimo giorno. E, tuttavia l’uomo ferito dal peccato sperimenta le ribellioni del corpo. Perciò è la dignità stessa dell’uomo che postula che egli glorifichi Dio nel proprio corpo, e che non permetta che esso si renda schiavo delle perverse inclinazioni del cuore.
vocepadre3L’uomo però non sbaglia a riconoscersi superiore alle cose corporali e a considerarsi più che soltanto una particella della natura o un elemento anonimo della città umana. Intatti nella sua interiorità egli trascende l’universo: in quelle profondità egli torna, quando si rivolge al cuore, là dove lo aspetta Dio che scruta i cuori, là sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino.
Perciò, riconoscendo di avere un’anima spirituale, non si lascia illudere da fallaci finzioni che fluiscono unicamente dalle condizioni fisiche e sociali, ma invece va a toccare in profondo la verità stessa delle cose.
E in questo clima di spiritualità e trascendenza Iddio, che ha cura di tutti, ha voluto che gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro con animo di fratelli. Tutti infatti, creati ad immagine di Dio “che da un solo uomo ha prodotto l’intero genere umano affinché popolasse tutta la terra” (Act.), sono chiamati allo stesso fine, cioè Dio.
Data la nostra origine comune il rispetto e l’amore deve estendersi pure a coloro che pensano o operano diversamente da noi nelle cose sociali, politiche e persino religiose, poiché con questa maggiore umanità e amore penetreremo nei loro modi di sentire, e tanto più facilmente potremo con loro stabilire un colloquio.
Certamente tale amore e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene.
Anzi lo stesso amore spinge i discepoli di Gesù ad annunziare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona, anche quando è macchiato da false e meno accurate nozioni religiose. Solo Dio è giudice e scrutatore dei cuori, perciò ci vieta di giudicare la colpevolezza interiore di chiunque.
La dottrina di Cristo esige che noi perdoniamo anche le ingiurie, ed estende a tutti i nemici il precetto dell’amore, che è il comandamento della Nuova Legge: “Udiste che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico amate i vostri nemici e fate dei bene a coloro che vi odiano e pregate per i vostri persecutori e calunniatori" (Mt. 5, 43-45). •


Questo ed altri articoli sul numero di Marzo 2019 (presente in archivio)
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