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Credo nella risurrezione della carne, ripetiamo ogni domenica forse distrattamente e senza riflettere di riconoscere in questa verità un segno della potenza di Dio, padrone della vita e della morte.
vp_4_19La nostra fede ci immette infatti in una dimensione soprannaturale, e perciò nuova, rendendoci partecipi del regno che Gesù ha preparato con la sua passione, morte e risurrezione a tutti coloro che sperano in Lui... Noi abbiamo ricevuto nel battesimo la capacità di appartenere a questo regno che è già iniziato in questo mondo e che avrà il suo compimento, la sua perfetta realizzazione nell’altro. Là saremo e rimarremo in eterno nella visione beatifica di Dio ed in compagnia dei nostri fratelli e sorelle, se al termine della nostra esistenza saremo trovati degni del regno dei cieli.
II regno è un dono che il Padre offre in Gesù, ad ogni uomo che lo cerca con cuore sincero, e questo deve essere il nostro sereno, ma continuo impegno, nella certezza della fedeltà di Dio alle sue promesse.
Dio è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, è il Dio dei vivi ed Egli per mezzo dei profeti ci ricorda che eliminerà la morte per sempre: asciugherà le lacrime su ogni volto (Isaia, 25, 8); «Perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione». Siamo dunque chiamati alla vita eterna, a risorgere con Cristo e questo era già vivo nell’Antico Testamento. Infatti la mamma dei sette fratelli Maccabei ai figli condannati per la fede ai più orrendi supplizi dice: «Senza dubbio il Creatore del mondo, che ha plasmato alla sua origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo Io spirito e la vita, come ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi» (Mc 7, 23).
vp_4_19_1Ma la più autentica garanzia della risurrezione della carne ce la conferma Gesù stesso, nostra risurrezione: «lo sono la risurrezione e la vita, chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morrà in eterno», e lo esprime chiaramente anche S. Paolo nella lettera ai Romani: (G. 11, 25)
«Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se Io spirito di Colui che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti, darà la Vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi» (Rom 8, 11).
Anche per noi dunque ci sarà la risurrezione corporale. E questo dovrebbe riempirci di gioia rendendoci coscienti della dignità del nostro corpo e del rispetto dovuto ad esso. Certo si tratta di una risurrezione corporale di cui abbiamo esperienza solo in Cristo e quindi con delle connotazioni particolari di cui non possiamo avere perfetta conoscenza; dice infatti Gesù: «Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture, né la potenza di Dio... Alla risurrezione, infatti non si prende moglie né marito, ma si è come gli angeli del cielo» (Mt 22, 30-32).
E Giovanni, 5, 28: «non vi meravigliate di questo perché verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per la risurrezione di vita e quanti fecero il male per la risurrezione di condanna».
Peraltro, che la risurrezione sia una realtà ce Io dimostra anche il travaglio della nostra vita continuamente alla ricerca del nuovo, il nostro sforzo verso la visione e la conoscenza di Dio sempre più profonda.
«E questo perché io possa conoscere Lui, la potenza della risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dei morti» (FI 3, 10).
E questa risurrezione sarà la nostra grande consolazione perché «In verità, in verità vi dico: è venuto il momento ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata vivranno» (Gv 5, 25).
vp_4_19_2L’attesa della Risurrezione è la vita dell’oggi in Dio, in comunione con Lui, è l’Eucarestia che ci trasforma e ci prepara alla risurrezione, come ci ricorda il Vangelo di Giovanni: «Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia» (Gv 6, 50). Negare che vi sia la risurrezione equivarrebbe alla negazione della Eucaristia come presenza viva del Signore, il figlio di Dio, il Dio dei viventi.
Allora, mediante il battesimo siamo resi partecipi della vita di Gesù: «siamo dunque stati sepolti insieme a Lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova: se infatti siamo stati completamente uniti a Lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche nella risurrezione» (Rm 6, 4-6). E mediante l’Eucarestia rafforziamo la nostra unione con Lui che ci trasforma per renderci capaci di comunione con i fratelli; tutti in attesa della gioiosa, eterna risurrezione ripetiamo con tutta la nostra fede: «Signore, credo nella tua onnipotenza, credo che hai risuscitato Gesù dai morti, credo, per la tua misericordia, nella risurrezione di questa mia carne e nella vita che ha da venire». •

Questo ed altri articoli sul numero di Aprile 2019 (presente in archivio)
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