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Nello spirito di don Orione - «Ave, Maris stella!»

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MariastellaOh, chiunque tu sei, che comprendi,
nell’agitazione di questo mondo, anziché di
camminare sopra solida terra, di trovarti
piuttosto fluttuante tra le procelle e le
tempeste, non distogliere lo sguardo dal
raggio di questa Stella, se non vuoi essere
sommerso dal mare tempestoso.
Se insorgono i venti delle tentazioni, se
t’incontri negli scogli delle tribolazioni,
guarda la Stella, chiama Maria!
Se vieni agitato dalle onde della superbia,
dell’ambizione, della detrazione, dell’invidia,
guarda la Stella, chiama Maria!
Se l’iracondia o l’avarizia o la lusinga
del senso flagellano la navicella della tua
mente..., solleva lo sguardo a Maria!
Se ti senti turbato dall’enormità delle tue
colpe, se confuso per il disordine della
coscienza, se atterrito per l’orrore del
giudizio divino, sicché tu stia per essere
inghiottito dall’abisso della disperazione,
rivolgi i tuoi pensieri a Maria...
Seguendo Lei, non andrai fuori strada: da
Lei sostenuto, non cadrai: protetto da Lei,
arriverai al porto della salute eterna, in
Paradiso...
Voi sapete che tanti santi e scrittori hanno
cercato di scoprire il vero significato del
nome Maria; una delle interpretazioni più
comuni è «Stella del mare» e viene attribuita
al santo dalmata Girolamo, detto il «leone
della Dalmazia» per la sua forza e la sua
dottrina. Essa rende bene l’idea di un occhio
che vigila, di un cuore che accompagna e
segue ovunque, in mezzo alle bufere del
mondo in subbuglio. Quella Stella è come
il punto di partenza per arrivare alla luce
 

Riflessioni - #Corridoiumanitari

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I corridoi umanitari costituiscono dei canali di accesso, legali e sicuri, per l’ingresso sul territorio italiano (o di altri Stati comunitari) di persone in condizioni di vulnerabilità e in cerca di sicurezza e protezione: una via alternativa, regolare e protetta, alle rotte della migrazione irregolare, al traffico di esseri umani, ai pericoli della fuga forzosamente “clandestina” da guerre, carestie e persecuzioni.
Corridoi1
Nel 2016, proprio in Italia, si è dato il via alla prima sperimentazione europea in tal senso: un progetto-pilota, denominato “Corridoi Umanitari”, frutto della collaborazione tra istituzioni pubbliche e privato sociale/società civile.
Alla base della sperimentazione esiste un apposito Protocollo di Intesa sottoscritto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie e il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione da un lato, e la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la tavola Valdese dall’altro, che ha previsto l’arrivo nell’arco di 24 mesi di 1.000 persone provenienti in massima parte dal Libano (principalmente profughi siriani) e, quindi, dal Marocco (migranti di origine sub-sahariana in fuga da conflitti, terrorismo, instabilità politica, povertà, carestie, siccità). Il ruolo principe delle organizzazioni che hanno promosso l’iniziativa non si esaurisce nella spinta progettuale e programmatica ma si concretizza anche sul versante economico, sostenendo in completa autonomia le attività previste grazie all’8xMille della Chiesa Valdese e altre raccolte fondi (donazioni private e 5xMille della Comunità di Sant’Egidio). L’iniziativa, quindi, non pesa in alcun modo sulle casse statali, né rispetto alla fase di selezione dei beneficiari e di organizzazione del loro arrivo in Italia, né in relazione alla loro accoglienza sul territorio.Corridoi2
La prima famiglia di profughi siriani è arrivata il 4 febbraio 2016 a Fiumicino e da allora oltre dieci gruppi di persone di varia nazionalità (siriani, palestinesi, iracheni, yemeniti…) sono stati accolti secondo modalità regolari e protette. Un dato particolarmente rilevante è quello relativo al tasso di riconoscimento della protezione internazionale: a giugno 2017 circa il 70% ha ottenuto lo status di rifugiato e nessuna domanda si è risolta con un diniego. Ancora, sono 68 i Comuni (in 17 Regioni) che hanno offerto ospitalità, grazie al largo coinvolgimento di comunità, parrocchie, associazioni e famiglie.
Il modello di accoglienza (e solidarietà) è statoampiamente riconosciuto come “buona pratica”, tanto a livello italiano che nell’intero contesto comunitario: un modello da replicare e da esportare, un contributo concreto ed efficace (oltre che coerente con la cornice normativa vigente) al contrasto delle migrazioni irregolari, del traffico di esseri umani e delle drammatiche traversate cui sono costretti i richiedenti asilo (dagli esiti troppo spesso ancor più drammatici), ovvero – parallelamente – uno strumento capace di contenere gli arrivi incontrollati sul territorio italiano (ed europeo), garantendo allo stesso tempo il rispetto del diritto alla protezione internazionale e la tutela della sicurezza e la dignità di chi è costretto a lasciare il proprio Paese a causa di conflitti, persecuzioni, carestie, catastrofi climatiche o instabilità e violenze diffuse.Corridoi3
Non solo, quindi, è stato rinnovato il Protocollo di Intesa tra le organizzazioni promotrici del progetto - pilota avviato nel 2016 e i ministeri degli Esteri e dell’Interno per la prosecuzione dell’esperienza a beneficio di ulteriori 1.000 persone, ma l’iniziativa si è allargata a nuovi soggetti che, sempre in piena collaborazione con le autorità statali, hanno promosso e attivato percorsi analoghi, in Italia come in altri Paesi europei. La Conferenza Episcopale Italiana, ancora in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio, ha aperto un corridoio umanitario rivolto a 500 profughi originari del Corno d’Africa e, intanto, il modello italiano è stato ripreso prima dalla Francia – che a marzo 2017 ha avviato un programma per far giungere in sicurezza sul proprio territorio 500 persone in 18 mesi – e poi dal Belgio – disponibile ad accogliere 150 profughi siriani dal Libano e dalla Turchia. Cresce, inoltre, il numero dei Paesi che si mostrano interessati ad avviare esperienze simili e si allarga il dibattito circa l’opportunità di farne uno “strumento” di più ampio respiro, di carattere sistemico e strutturale. •
 

Notizie dal Movimento - L’assemblea dei membri: lo spazio per prendere il largo!

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assemblea_membriLa vita del Movimento si articola attraverso quelle attività espressione di un Carisma che, per sua natura, non può essere statico o “incastrato” nella nostra poca intraprendenza! È un carisma esigente il nostro! Proprio per questa sua peculiarità, come membri abbiamo il dovere, una volta l’anno, di riunirci per discernere l’operato e programmare tutto ciò che deve essere espressione della spiritualità dell’accoglienza.
Nella condivisione, nel confronto, nell’essere uniti nella preghiera, si discute ogni aspetto che possa essere strumento per tessere quel percorso che prende vita dalla creatività del cuore, interrogata dalle sollecitazioni continue del nostro tempo.
Dal 25 al 27 maggio scorso si è tenuta l’assemblea ordinaria del Movimento, momento in cui ci si è interrogati sul percorso fatto nell’ultimo anno nel progetto di rinvigorimento del nostro essere. 
Siamo tornati alle radici del nostro Sì per guardare con occhi nuovi ed essere al passo con i tempi, una società che troppo spesso dimentica l’uomo per esaltare il potere (in tutte le sue sfaccettature e sfumature).
Forte è emersa l’esigenza di poter essere reale cellula di Chiesa nel mondo, affinchè ogni membro, consapevole della propria scelta di appartenenza, dica ogni giorno il proprio sì dedicando parte del suo tempo nell’ essere tra la gente per la gente.
A volte ci manca il coraggio di metterci in gioco un po’ per paura di non farcela, e un po’ per pigrizia, ma “il mondo è degli audaci” e noi, forti dello Spirito Santo, non possiamo stare a guardare.
Il mondo giovanile, quello della famiglia, degli immigrati, degli anziani, degli ultimi, attendono risposte concrete che riportino al centro la dignità della persona.
Solo chi si “sporca” le mani può essere strumento nelle mani di Dio, solo chi indossa il grembiule può sentirsi “consumato” di un Amore che non toglie, ma arricchisce!
A distanza di un anno dal mandato dell’assemblea, cercando di “parlare” nuovamente ai giovani dando loro fiducia, investendo sulla formazione per essere all’altezza dei tempi e guardando alla famiglia come la cura e non la malattia, a piccoli passi stiamo ritessendo quella vela che sarà il nostro “DUC IN ALTUM”. •
 

Chiesa - I giovani, nostro futuro e nostra speranza

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L’incedere delle diverse iniziative che riguardano i giovani ci chiama ad una maggiore responsabilità nei loro confronti ed anche un supplemento di cuore nel capire le loro esigenze, le ansie ed i desideri profondi che macinano le loro vite.download_1
Ci stringe l’animo ogni volta che assistiamo- e purtroppo è frequente- a scene di violenza o di bullismo o addirittura di baby-gang. Ma guardandoci intorno ci sorprende invece lo sguardo semplice e interrogativo di alcuni, la generosità del prestarsi per i più poveri e l’entusiasmo per animare i più piccoli. La domanda che sorge spontanea è: come mai non sono tutti così, quali sono i drammi che lo impediscono? Quali le delusioni o indifferenze degli adulti che li feriscono? Quale la realtà che vivono e che turba il loro sviluppo integrale e cosciente?
Vivono nel virtuale forse per paura o per difesa. Non si scoprono nelle loro potenzialità e sembrano imbarazzati nel costruire il futuro insieme agli adulti scoprendo anche nello stupore le loro esperienze. Certo la comunicazione tra generazioni langue con un notevole danno per tutti: abbiamo infatti bisogno, come adulti dell’entusiasmo e della carica dei giovani e loro hanno bisogno della nostra memoria, anche storica per non costruire invano.
Nel messaggio ai giovani il Concilio Vaticano II “invitava a cercare nuovi cammini e percorrerli con audacia e fiducia, tenendo fisso lo sguardo su Gesù e aprendosi allo Spirito Santo, per ringiovanire il volto stesso della Chiesa” accompagnando i giovani nel loro percorso di discernimento vocazionale in questo “cambiamento d’epoca”.
Eravamo noi i giovani del Concilio e su questo dovremmo interrogarci. Ora il rapporto tra i giovani e la Chiesa vive un momento particolarmente felice. Una nuova occasione di confronto e scambio di esperienze su “giovani, fede e discernimento vocazionale” è data dai numerosi incontri a livello territoriale, diocesano e on-line .
La pubblicazione dello strumento di lavoro sul quale lavoreranno i Vescovi nel prossimo sinodo di ottobre, ci mostra un documento che ha cercato di raccogliere tutte le istanze pervenute dai giovani di tutto il mondo, un documento articolato e ricco che si struttura in tre parti, che richiamano esplicitamente l’articolazione del processo di discernimento espresso nella Evangelii Gaudium n.51: riconoscere, interpretare, scegliere.
Si parte dal mettersi in ascolto della realtà dell’essere giovane oggi, delle sue esperienze, linguaggi e sfide antropologiche e culturali nel contesto della odierna mondialità.
Ci si confronta per interpretare la fede ed il discernimento vocazionale nel costante dinamismo vitale della benedizione della giovinezza, per scoprire la bellezza dell’arte di accompagnare.
Infine si scelgono i cammini di conversione pastorale e missionaria con una prospettiva integrale che porta dall’immersione nel tessuto della vita quotidiana all’animazione di comunità evangelizzate ed evangelizzatrici. 
È l’auspicio per un confronto sinodale che sostenga il coraggio e l’entusiasmo dei giovani a prendere in mano la loro vita e, aperti ai grandi sogni, siano pronti ad annunciare con la parola e la vita il Vangelo.
 
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